Figlio di padre medico, un fratello e una sorella maggiori di lui, grazie ai quali conosce e ‘rimane folgorato’ dal rock. E’ Maurizio Solieri, membro di giuria tecnica alla rassegna Humanity Music Festival che vede l’omaggio all’arte di Lucio Dalla, chitarrista e collaboratore per oltre 30 anni di Vasco Rossi ed autore di quattro Cd da solista, (di cui l’ultimo pubblicato da pochi giorni) numerosi dischi realizzati dietro collaborazioni artistiche e una doppia pubblicazione (in continuità temporale) della storia della sua vita, curata da Massimo Poggini, dal titolo ‘Questa sera Rock’n’roll. La mia vita tra un assolo e un sogno’ (Ed. Rizzoli, 2010) a cui è seguito il proseguo della storia di vita, nel libro ripubblicato di recente (Ed. Volo Libero).
Ha detto di essere stato ‘folgorato dal rock’ a soli sei anni. Come è andata?
“Non sono cresciuto in una famiglia di musicisti, ma liceali poi laureati. Grazie ai miei fratelli maggiori e alla loro conoscenza della musica in America e Europa, fin da bambino ho conosciuto l’arte di Elvis Presley, dei Beatles, ma anche Celentano e Mina”.
Passando per il jazz?
“Nell’iniziale percorso di crescita sì, poi la mia vita e la mia strada, sono stati il rock”.
Domanda scontata ma inevitabile: come è avvenuto il primo incontro con Vasco Rossi?
“Nel 1976, mentre stavo facendo il militare a Napoli, mi chiamò il mio amico Sergio Silvestri che era stato assunto da Vasco Rossi in ‘Punto Radio’ per informarmi che Vasco aveva aperto ai provini che si svolgevano a Milano per lavorare in radio. Quindi da Napoli giungo a Modena, conosco Vasco, partiamo in treno per Milano e durante il viaggio suono. Sentendomi, Vasco ha deciso di avviare la nostra collaborazione, inizialmente entrando nello staff della radio”.
Collaborazione proseguita per oltre 30 anni, durante i quali partecipa come musicista a quasi tutti gli album di Vasco Rossi, e come compositore di musica per lui di molte canzoni. Come descrive questo tempo fatto di relazioni personali e professionali con Vasco Rossi?
“Vasco è un uomo intelligente. Lo penso dai tempi in cui su Punto Radio, faceva programmi intelligenti. Credo che negli anni, ci siamo dati reciprocamente tanto facendo grandi e belle cose”.
A ‘Punto Radio’ seguiva un programma sul jazz.
“E’ stato molto importante per me, entrare in una delle prime radio libere dell’epoca e avere responsabilità di programmi musicali. Sì, ai programmi sul jazz, ma anche sui cantautori italiani. Era bellissimo parlare al telefono con il pubblico e discutere, confrontarsi sia sulla musica che sui testi delle canzoni”.
E’ nello staff di Punto Radio che incontra Massimo Riva.
“Insieme a lui è nata la Steve Rogers Band, con la quale ho collaborato per certi periodi della mia carriera, staccandomi seppur brevemente da Vasco”.
Quattro album da solista, con date 2010, 2014, 2018. E poi l’ultima creazione, uscita a settembre ‘Resurrection’.
“Un disco nato in gran parte durante il lockdown. Era già pronto al termine del 2021, ma è uscito da poco con la consapevolezza sia un’opera che non arriverà mai al grande pubblico. Da anni faccio dischi di tasca mia, per piacere. Non con la speranza di farne commercio”.
In uscita a settembre, anche l’integrazione del racconto alla sua storia di vita, in prima pubblicazione nel 2010.
“La prima edizione di ‘Questa sera Rock’n’roll. La mia vita tra un assolo e un sogno’ racconta la storia della mia vita, dalla nascita fino al 2010, anno della pubblicazione. Visto il successo che il libro ha riscosso, sei mesi fa, abbiamo deciso di integrare il racconto della mia vita aggiungendo nuovo materiale, foto, e ripubblicando con nuova copertina”.
Cosa pensa di una rassegna umanistica sull’arte della musica?
“Mi piace il senso perché è originale e concede la possibilità agli amanti della musica di esprimersi con autenticità. L’espressione della propria identità, in note e parole, è la linfa della continuità dell’arte. Senza questa possibilità concessa liberamente a tutti, non possono più nascere artisticamente nessun Vasco Rossi o Lucio Dalla o altri. Oggi c’è tanta timidezza nel parlare, nell’esprimersi. Tutti a comunicare con messaggi whatsapp o affidare pensieri a volte impersonali ai social che impediscono il confronto vero. E questo nuoce all’arte, sia ai nascenti artisti, sia al pubblico che, per certi aspetti, va ri-educato all’arte”.
Il festival si svolge omaggiando l’arte di Dalla. Ha mai collaborato con lui?
“No. Lo incontravo spesso in Fonoprint durante le registrazioni, o in trattoria Da Vito. Negli anni ’80 mi chiamò per fare delle chitarre ma non ho mai suonato con lui”.
Il primo pensiero che le viene in mente di Dalla?
“Al Festival di Sanremo negli anni ‘60. Sembrava un folletto con la barba. Ritengo sia stato un uomo geniale, autore di testi interessanti. Mi è sempre molto piaciuta la sua interpretazione di vari generi musicali: suonava tastiere, grande clarinettista. Si sentiva venisse dal jazz, dal soul, la musica dell’anima.. mi piaceva tutto, compreso il pop classico”.