"Il Fatalismo accomuna, ma il coraggio distingue"

Padre siciliano, madre bolognese, nato e cresciuto a Milano, Vince Tempera ha alle spalle una carriera artistica di oltre 50 anni come tastierista, arrangiatore, compositore e direttore d’orchestra.
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Padre siciliano, madre bolognese, nato e cresciuto a Milano, Vince Tempera ha alle spalle una carriera artistica di oltre 50 anni come tastierista, arrangiatore, compositore e direttore d’orchestra. Famose le sue colonne sonore dei cartoni animati come Ufo Robot e Goldrake, così come di tanti film di culto della commedia italiana tra cui ‘Febbre da cavallo’ e Fantozzi. Ma Tempera è stato scelto anche dal regista Quentin Tarantino e come direttore d’orchestra al Festival di Sanremo per ripetute volte per circa 40 anni, così come per la direzione d’orchestra dello storico programma TV La Corrida. E’ inoltre impossibile pensare a Tempera senza legarlo alla storica collaborazione con Francesco Guccini. Tempera è membro della giuria Humanity, sia per la selezione online che in presenza.

Quando è iniziato il suo percorso nella musica?

“A sei anni. Eravamo in vacanza d’estate con i miei genitori al Lido di Venezia e tutte le sere c’era la musica in un dancing vicino casa. Nonostante fossi bambino ero talmente attratto dalle note che accompagnavo la musica con delle bacchette contro il manico della scopa.. (sorride).. vedendo la mia predisposizione alla musica, mia madre decise di iscrivermi a lezioni di pianoforte”

Metà degli anni ’70. Arriva la proposta per la colonna sonora di Ufo Robot e Goldrake, di cui ha curato musica e arrangiamento.

“I musicisti famosi dell’epoca, non hanno voluto impegnarsi nel fare cose per bambini. La mia carriera era iniziata dieci anni prima, ma dissi ‘sì’ d’istinto. A quei tempi non sapevo ancora che le cose semplici sono quelle che ti portano lontano. Le emozioni che vivi da bambino e da ragazzo te le porti dentro fino a 90 anni ed in questo caso, quelle emozioni sono legate ai contesti della musica del primo manga arrivato in Italia. Penso spesso ad Henry Mancini, che ha scritto più di cento colonne sonore ma resta nella mente di tutti per aver scritto quella de “La pantera rosa”.

Sue anche le musiche che hanno segnato un’epoca nella storia del cinema italiano e non solo..

“Ma.. vede.. Febbre da cavallo, Fantozzi, Ufo Robot.. sono personaggi ‘vivi’ ed è stata una fortuna incontrare queste occasioni.. poi ovviamente in quelle occasioni devi mettere tutto di te, che siano capacità, coraggio, rischio..”

Vale lo stesso per le collaborazioni artistiche con i grandi cantautori di fama nazionale e internazionale?

“In un certo senso si. Sono un fatalista. In questi casi c’è stata la componente fortunata di lavorare per aziende straniere e multinazionali. Poi.. si sa.. dal momento in cui ti viene data un’opportunità, o sei capace di coglierla o non sei capace. O fai, oppure non fai”.

Cosa le ha permesso di cogliere i frutti buoni del fatalismo?

“Ho imparato che ognuno di noi, può ‘girare l’angolo’ ed essere protagonista di qualcosa di importante che segnerà per sempre il suo percorso artistico e personale. Sta solo a noi gestirne il senso che può trasformarsi in grandi opportunità”.

Come, secondo lei, gestirne il senso?

“Un musicista sa che ‘il suo mondo è dove suona’ ma per rendere le occasioni buone occasioni, ci vogliono studio, sacrificio, empatia e consapevolezza che il cervello non si ferma davanti all’evidenza. Saper gestire le occasioni significa in primis riconoscerle e poi essere un po’ incoscienti e avere il coraggio di fare ciò che gli altri non fanno. Ancora oggi, ad esempio, non so come ho fatto a dire ‘sì’ ad Ufo Robot, tanto meno come ho fatto a scrivere quella musica. L’ho fatto e basta. Senza chiedermi cosa sarebbe successo perché sapevo che in bene o in male, qualcosa sarebbe comunque successo.  Questa logica è diventata la mia filosofia di vita: il rischio che porta ad essere un avventuriero culturale e musicale”

Cosa le piace di più umanamente della sua carriera?

“La conoscenza di gente brillante nelle idee. Sono fortemente attratto dalla creatività”

Manca secondo lei in questo tempo?

“Sì. A livello sociale pensi alle grandi aziende che debbono pareggiare i conti. Cosa fanno? Licenziano i dipendenti. Se inventassero nuovi spazi e nuove cose, non credo sarebbe necessario licenziare. Allo stesso modo, nella musica si manca di autenticità creativa”.

Ci sono artisti che sono stati fulcro della sua ispirazione o con cui ha trovato maggior empatia?

“Il mio maestro ispiratore è André Previn. Un grandissimo musicista che nella vita ha toccato le note musicali in tutti gli stili, passando dal jazz al cinema hollywoodiano, alla scrittura di musica prettamente classica per opera lirica. Umanamente invece, l’artista che più mi ha coinvolto, è senza dubbio Francesco (Guccini)”.

Perché ha detto ‘sì’ ad Humanity?

“Per rispondere voglio fare una premessa. Ho due personaggi a cui rimango fedele: Peter Pan che simboleggia l’innocenza giovanile e l’evasione e Ulisse, che si chiede sempre il perché. Per mia natura sono curioso e dove sento di dare fiducia vedo una scintilla che può diventare fuoco. Ecco quindi che con Humanity dico: andiamo fino in fondo, scopriamo perché questo format, cosa porterà in autenticità e nel ‘fare la differenza’”.

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